una bionda (quasi) educata

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Se anche voi avete sulla mensola della libreria il libro del galateo, ascoltate me, prendetelo e fate un bel falò. Vi consiglio di fare spazio, se proprio vi serviva qualcosa per fare arredamento, comprate una piantina e mettetela al suo posto. In alternativa, se proprio vi serve un libro appoggiato proprio in quel posto, comprate un manuale sulla difesa personale. Si decanta il desiderio di bontà, di generosità, di altruismo ma poi si finisce ad odiare il prossimo tuo nel modo inversamente proporzionale a come ami te stesso. Incondizionatamente. In modo viscerale.Va di moda il libro d’amore, va di moda fare donazioni per cause più o meno valide, va di moda anche fare propaganda per la solidarietà.

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Ma.
Ma poi è il quotidiano che ci frega. Frega tutti, indistintamente.
Mi spiego meglio. Se guardiamo bene, tutto ciò che viene richiesto, non viene dato. Mai. O poco. Stamane ho assistito ad una scena agghiacciante. Una signora bellissima dai lunghi capelli di età compresa tra i trenta e i quaranta ha trovato parcheggio proprio di fronte l’ingresso del grande magazzin.
“Oh che felicità” avrà pensato “con il mio tacco dodici non dovrò arrancare per tutto il piazzale, m’infilo in negozio in men che non si dica”.
Il problema è che la vista della signora è stata acuta nrò vedere il posto auto ma offuscata dal fatto che di fianco al posto libero ci fosse un distinto signore con un grosso fuoristrada che aspettava da un pò che si liberasse proprio quel posto. L’uomo, non appena la signora ha chiuso a chiave la macchina, le ha parlato dal finestrino.
“Signora, mi scusi, sono qui da un pò e quel posto sarebbe mio”
La donna, con la borsa in spalla e lo smartphone in mano, lo guarda e, in un attimo, ha risposto con estrema gentilezza.
“Il mondo è per i furbi, mio caro”
Si gira sui suoi tacchi (a spillo, color cipria) e fa per allontanarsi con un sorriso trionfante e beffardo.
Pochi secondi dopo, sente un boato. Si gira spaventata e vede che la parte posteriore della sua auto è fracellata e che il suv era entrato dentro la sua auto.

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“Ma che diavolo…” balbetta incredula.
L’uomo scende dalla macchina e le risponde:
“Il mondo è per i ricchi”
L’uomo si allontana, le lascia un bigliettino da visita in mano ed entra nel magazzino per acquistare cravatte e camicie per rendere ancora più distinta e piacevole la sua immagine.
Stai pensando che lui è un bastardo vero? Oppure che lei è una gran stronza?
Poco male, tu sei solo uno spettatore, a te non è accaduto e non sarebbe mai potuto succedere perchè tu, al posto loro, avresti fatto un sorriso e te ne saresti andato cedendo il posto.
Un anziano signore apre il bagagliaio della macchina e, incapace di estrarre la cassetta di pomidori che ha acquistato, si gira attorno e lo vede: un baldo giovane, capelli lunghi raccolti in una coda, jeans e maglietta.
“Scusami, ti dispiace aiutarmi a tirare fuori la mia verdura, non ho le forze”
Il giovane si ferma e, dopo un attimo di titubanza, risponde:

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“no mi dispiace” e scompare in tutta fretta.
Sono cose che ti fanno inorridire, lo so.
Se vuoi vedere l’umanità di ogni singolo essere umano, presentati all’ufficio postale verso le undici di mattina.
La guerra del posto, la lotta dell’attesa.
“Signora le dispiace se faccio prima io che devo solo consegnare una carta?” dice la vecchina con la badante al braccio.
Se trovi una persona – una sola – che dice di si, ti prego avvisami. Però, dopo che l’ha fatto, guarda l’espressione del viso di quella persona. Se è sorridente, hai trovato un extraterrestre.
Stamattina ho messo le scarpe, preso le chiavi, infilato il giubbotto antiproiettile e sono uscita.
Hai mai visto una donna stizzita perchè sta aggredendo verbalmente una commessa per avere quel paio di scarpe che le piacciono ma che non ci sono nella sua taglia? Se ciò non fosse, beato te.

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Ho capito comunque che non ci sono solo maleducati nevrotici collerici a questo mondo.
Ieri sera ho pianto.
Ho effettuato una vendita online e, dopo aver preparato il pacco per la spedizione, mi sono rese conto che c’era un’imprecisione nella comunicazione tra me e l’acquirente. Mi sono fatta lasciare il numero di telefono per chiarire il disguido. Quando il telefono del compratore ha iniziato a squillare, mi sono psicologicamente preparata ad affrontare l’attacco verbale. Quando invece ho sentito una volte soave e tranquilla, mi sono stupita. Tutto si è risolto con una manciata di ringraziamenti per la franchezza e la comprensione da parte di entrambe le parti. Sono andata a letto serena, ieri sera, perchè, ho pensato, quella donna è stata davvero buona.

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Poi la tristezza mi ha assalita: siamo davvero tutti così bestie da stupirci dell’educazione altrui?
No, non pensare che sono esagerata. Pensa a quando vedi un gruppo di ciclisti in strada e al tuo primo pensiero quando compaiono nel tuo campo visivo. Prova pensare a quello con l’Audi che ti supera a tutta velocità per poi frenare davanti a te.
Se accedi nei social network, ciò che si legge sono migliaia e migliaia di frasi sull’amore verso il prossimo.
Vuoi davvero dirmi che tu sei buono? Io non ci credo. Dimostramelo.
Basterebbe poco per vivere in un mondo migliore.
Basterebbe deporre l’ascia di guerra e donare un sorriso.
Ma, sono certa che, se una persona ti sorride, penserai che vuole venderti qualcosa oppure che ti vuol chiedere aiuto.
Siate buoni, siatelo tanto.
Solo con aforismi e frasi d’amore.
Perchè essre buoni è bello solo se non è impegnativo.

selfie senza mutande

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Un tempo c’era la vergogna, quella che ci faceva nascondere il fatto che impostavamo l’autoscatto sulla macchinetta fotografica digitale. Era per lo più un imbarazzo anche il solo raccontare che avevamo immortalato la nostra immagine tramite uno scatto. Le foto uscivano male, oppure erano immagini che erano adatte ad un pubblico adulto. Suvvia, non pensarci troppo su, l’hai fatto anche tu anni addietro.

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Poi, tutt’un tratto, è arrivato lo smartphone e da li tutto è diventato normale. La parola selfie è uscita da poco nel gergo comune ma è stato sdoganato totalmente dopo che, nella notte degli oscar dello scorso anno, la signora Ellen Degeneres ha scattato una foto con tutte le celeb che le stavano attorno. Chi piglio, piglio, si sarà detta, ed è uscita una cartolina famosissima che in pochissimi minuti ha fatto il giro del globo.
Si, lo so, io non sono Angelina Jolie e nemmeno Julia Roberts, d’altro canto se avessi avuto di fianco Brad Pitt non sarei uscita sorridente sullo schermo ma con la bava alla bocca che guardavo il signor Jolie in segno di devozione.
E’ una moda, è un virus indomabile, è una mania. Chiamatela come volete, ma autocelebrarsi con lo scatto selvaggio è diventato un imperativo. Se vent’anni fa avessi visto la foto della mia amica che ammiccava allo specchio del bagno con il bidet come sfondo l’avrei presa in giro per mesi. Ora è quasi impossibile non vedere i cessi altrui.
Selfie col gatto, selfie con la lingua del cane in bocca, selfie con il gelato, selfie con la bisnonna, selfie con il culo della vicina di ombrellone (sodo, con un costume microscopico e unto d’olio che brilla come una lontra appena uscita dal mare).
Ci si fotografa tutto. Il tatuaggio nuovo, le unghie appena fatte, il vestito appena acquistato, le scarpe con i tacchi vertiginosi, il nuovo giochino per la play, la nuova vicina di casa, il nuovo armadio Ikea.

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Però.
Però c’è anche chi si spinge oltre. C’è chi, passeggiando per le strade del centro di notte, incontra per caso un uomo in una pozza di sangue e, prima di chiamare l’ambulanza e la polizia, si fa un selfie con il quasi morto. C’è anche chi lo fa con lo zio morto prima che chiudano la bara. Di la verità, ammettilo, non hai mai fatto un selfie mentre nel locale, alle tue spalle, c’è il tuo amico ubriaco svaccato sul divanetto pronto a dare spettacolo vomitando aperitivo cena e vari bicchieri bevuti in seguito, vero?
Se ci pensiamo, non siamo molto clementi. Con nessuno.
Se al bar vedi una signorina che, mentre aspetta il suo caffè e la brioches si fa un selfie con gli occhiali scuri in viso, pensi semplicemente che è una cretina, salvo poi, una volta che è arrivata la tua brioches, auto celebri la tua giornata con un autoscatto con la crema in bocca.
Non c’è ragione di escludere nessuno.
Nessuno è immune alla stupidità dell’autoscatto.
Il presidente degli Stati Uniti, il dalai lama, il Papa, calciatori, starlette di ogni genere.
Tutti. Tutti presenti.

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Ci sono quelli che, stanchi del primo piano, hanno fatto il salto di qualità: hanno comprato l’asta per lo scatto a mezzo busto.
Geniali loro o stupidi noi?
L’unico problema è che quell’asta litiga con il sole e spesso la sua ombra è la vera protagonista della foto.
C’è chi è morto di autoscatto.

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Sulla vetta della montagna prima dello strapiombo, sopra un ponte altissimo prima di scivolare, sul tetto del grattacielo prima del volo di centinaia di metri, in macchina prima dello schianto mortale, con una pistola in mano da cui accidentalmente è partito un colpo.
Il selfie è un male?

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Io il selfie lo faccio per vedere come sto. Allo specchio vedo una cosa, quando mi guardo immortalata nello schermo del mio iphone vedo un’altra cosa. Un altro essere vivente di dubbia entità.
Ammettiamolo dai, farci un selfie ci fa sentire meglio. Che differenza c’è tra il mio e quello di Lady Gaga? Nessuna, di per se, solo che lei poi appoggia il cellulare sulla prua del suo panfilo da quaranta metri, io invece sulla mensola della mia cucina di cinquanta centimetri.
Io trovo i selfie un toccasana. Ci sono certe sere in cui ricevo la telefonata della Tim che mi offre un nuovo contratto, il cane che esagera con la flatulenza e la cena che brucia sul fuoco contemporaneamente e, se non vedessi quei selfie che vengono pubblicati sui social, veramente mi verrebbe voglia di fare una strage. Invece, quelle foto, affievoliscono i miei disagi, forse perchè nelle immagini vedo quelli degli altri.
Diciamola tutta: gli altri che si fotografano sono sfigati, noi, invece, siamo simpatici, belli, intelligenti. Molto intelligenti.

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la signora del primo piano

VIAGGIO6jpgLa vicina di casa ti sta simpatica come una ciglia nell’occhio che non riesci a togliere? Non riesci a sopportare la signora che abita nel tuo stesso condominio che pare sia la telecamera infrarossi? Leggi qui, ne trarrai un ottimo spunto per come affrontare questo tuo “problema”. Tutti noi abbiamo avuto incontri di questo tipo. Alcune attirano la nostra attenzione per un determinato abbigliamento, altre per come si muovono, altre ancora invece ci fuggono via dallo sguardo perchè non ci destano interesse – oppure, ed è la cosa più plausibile – non le vediamo perchè stiamo scrivendo su whatsapp al nostro fidanzato disquisendo animatamente perchè per cena non vanno bene i broccoli e tanto meno le melanzane grigliate. Dozzine di vicini di casa ci sfiorano ogni giorno, con il loro sguardo, con i loro discorsi da cui noi cerchiamo di percepire un filo logico solo ed esclusivamente per farci un pò i fatti loro, a volte anche il loro odore c’invade (e non sempre è una cosa positiva). Interagiamo poco e quel poco molto spesso ci scoccia. viaggio7jpg Viviamo con i nostri pregiudizi dettati dalla regola banale e comune che ci fa essere presuntuosi: io valgo più di loro e se si fanno gli affari propri, per noi è un gran regalo ( e una grossa rarità, ammettiamolo). Ci sono gli asociali per eccellenza con le cuffie che ascoltano un audiolibro e non mi stupisco che l’argomento sia la comunicazione, quelli che imprecano ad alta voce contro il fornitore che non rispetta le consegne, quelli che pretendono che la carta di credito non venga bloccata perchè devono assolutamente comprare l’ultimo modello di nike dall’America. Poi ci sono gli altri. Quelli che hanno bisogno di contatto umano, quelli che amano sorridere a chi incontrano, che accarezzano il tuo cane mentre lo porti a defecare, quelli che chiedono l’ora come scusa per attaccar bottone, quelli che ti chiedono se hai bisogno di portare la borsa della spesa. Quelli che ti tengono la porta aperta per entrare in casa. Quelli che ti guardano con stupore l’altro vicino che litiga con la banca perchè non venga bloccata la carta di credito perchè devono comprare l’ultimo modello di Nike dall’America e, magari, gli fanno pure un saluto con la mano che non gli viene ricambiato e, se lo fanno, si girano per domandarsi che cavolo vuole. viaggio8 Siamo tutti dei maratoneni, tutti scattanti, tutti senza tempo, senza spazio, senza. Io non sono una donna stressata, io sono lo stress fatto persona. Sono una di quelle donne che vede gli impegni come ostacoli da saltare a piedi pari e che spesso quel salto mi riesce male. L’altro giorno mi è accaduta una cosa incredibile. Quando vado a trovare la mia amica Anna, suono al suo campanello e, una volta aperto il cancello, attraverso il giardino ed entro nel primo portone di un bellissimo complesso residenziale. E’ un condominio nuovo, molto accogliente e in una bella zona tranquilla di provincia. Accedo alle scale e, salendo la prima rampa, sento che una porta si apre. Sempre la stessa porta che si apre, ogni volta che vado a trovarla. “Buongiorno signora” mi sento urlare dietro dal piano di sotto. Mi affaccio dalla ringhiera e guardo giù. Eccola la, la signora del primo piano. “Buongiorno signora!” Continuo la mia salita sulle scale ma lei non demorde. “Tutto bene signora?” Io mi fermo – ogni volta – torno a guardare giù e in modo spiccio, le dico che va tutto bene e che sono di corsa. “Arrivederci signora” Mi saluta sorridendo. VIAGGIO1 Io vengo risucchiata dalla porta e la mia amica mi dice che la vicina di casa è davvero una grande chiacchierona. All’uscita, un’ora dopo, guardinga, scruto l’androne per vedere se la seccatrice è ancora li e, con passo felino, sgattaiolo fuori con la speranza di essermela cavata. Sono omologata alla società odierna fatta di io, me e me stesso. Poi, una volta in giardino, faccio la terribile scoperta: la vecchietta è li che, dopo aver preso la posta direttamente dalle mani del postino, si dirige verso di me. Prendo in mano il cellulare, facendo finta di avere un grosso affare internazionale da gestire al telefono, ma lei, di cellulari, non ne ha manco uno. “Signora ha visto che bella giornata di sole?” Eccola, sono fregata. Guardo l’orologio e penso che HO TANTE COSE DA FARE e il tempo per questa rompi scatole non ce l’ho proprio. “Eh si signora, proprio un bel sole…” La supero con poca creanza ma lei mi blocca. VIAGGIO3 “Sa signora, quando vivevo in Australia il sole era talmente diverso da com’è qui.. perchè sa io ho vissuto sedici anni a Melbourne, ho avuto cinque figli e questi hanno avuto dodici figli e adesso.. sono bisnonna!” Immaginando con molta fatica l’albero genealogico della sua famiglia e, senza volerlo, mi ritrovo a dover parlare di viaggi in nave, difficoltà di interazione con la gente del posto, la paura di un mondo che non le apparteneva,fino in fondo. “Mio marito mi ha accontentata, mi ha riportata in Italia perchè laggiù mi sentivo sola. Siamo tornati i qui e, quando tutti i miei cinque figli si sono sistemati, abbiamo deciso di tornare in Australia. Sono passati davvero tanti ani, sai? Decenni! Le carte erano pronte, passaporti, biglietti, valigie” La cosa strana è che poi, ad un certo punto, l’orologio non è più stato un problema per me e il fascino della sua vita era più importante della mia fascia da Miss Stress 2015. Le chiedo con sincero interesse:” E poi cos’è successo?” “Mio marito, quattro giorni prima di partire, ha avuto un infarto ed è morto” Si sono fermate le automobili, non sentivo più i clacson suonare, non ho sentito nemmeno la telefonata del mio capo che insisteva a chiamare. VIAGGIO2 Si è messa a piangere ed io, imbarazzata non tanto perchè non lo so fare ma perchè mi era nuovo, ho dovuto consolarla. Già, ancora adesso sono integrata nell’asprezza del mondo odierno. Ho DOVUTO (ci chiamano davvero esseri umani?) Poi si è asciugata gli occhi, e mi fa: “Io mi faccio bella, vedi? Mi tengo in ordine, mi sistemo i capelli tutte le mattine e mi metto il rossetto anche ora che ho 86 anni, perchè mio marito da lassù mi guarda e devo essere bella per lui” Mi ha poi invitata a bere un caffè ma purtroppo ho dovuto declinare l’invito perchè il tempo stringe (stringe le vite, stringe la bontà, stringe i veri valori della nostra esistenza) e le ho promesso che andrò presto a trovarla. “Ciao Elena, ti aspetto!” VIAGGIO5 Tutti dovremmo avere la signora del primo piano. Anzi, tutti dovremmo desiderare di essere la signora del primo piano. Non fama, non invidia degli altri, non i soldi. Dovremmo tutti aspirare ad essere proprio come lei: col sorriso sul viso, con le lacrime agli occhi, con le parole alla bocca. Sono poi salita in macchina, ho allacciato la cintura, ho cercato di uscire dal parcheggio ma tutti quelli che erano fermi al semaforo non mi hanno fatta passare. Ho imprecato contro quello con l’Audi nera che mi guardava in malomodo con aria di sfida. Ci vuole poco ad essere la signora del piano di sotto. Ci vuole ancora meno, purtroppo, attaccare invece di assecondare. Io da oggi in poi voglio essere la signora col rossetto rosso e con il sorriso. Per scegliere la solitudine, aspetto quando la mia esistenza avrà più ricordi e meno anni da vivere. Saluta anche tu, la signora del piano terra. Potrebbe non essere quella ciglia nell’occhio ma un bellissimo viaggio in nave verso un mondo nuovo.

labbra turgide e umide a disposizione

KYLEI1Caro amico chirurgo estetico, prendi i cleenex e inizia a piangere. Da oggi in poi il tuo lavoro avrà un declino. No no, di tette ne farai ancora e presumo ancora tante. Di donne che vogliono trasformare la loro tavola da surf in due splendite colline del deserto ne troverai sempre. Il problema sarà la bocca. Già, quelle belle labbra turgide che tu, caro chirurgo, sai gonfiare a piacimento, non saranno più affar tuo. Perfezionati negli innesti degli zigomi, nello spianare rughe, nel riempire zampe di gallina. Ma le labbra.. beh, le labbra non sono più affar tuo.

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Vieni qui, appoggia pure il tuo viso sulla mia spalla, non preoccuparti per le lacrime, te le asciugo io. Ti spiego un pò cosa sta succedendo in giro per il mondo. Credevi di essere tu il fautore della bellezza indiscussa, eh? Invece no, guarda.
Lo vedi questo vasetto di vetro? Bene. Questa è la magia che sta trasformando i sogni delle ragazze squattrinate in realtà.
Guarda, funziona così. Appoggi la bocca sull’apertura del vasetto, una volta posizionato in modo da fare pressione e, una volta capito che il gioco ad incastro è perfetto.. risucchia. Nel giro di pochi secondi il gioco è fatto. Molli l’aria, estrai la bocca e.. voilà! Eccoti qui due bei canotti alla Nina Moric e senza bisogno di siringhe e soldi.
Sei stupito eh? Più che stupito, sei fregato, amico mio! Quanti soldi stai perdendo? No dai, non fare così. No arrabbiarti, è così che gira il mondo, un giorno ne sei il padrone e il giorno dopo sei spazzatura che viene cestinata, proprio come gli aghi che hai usato sulle tue pazienti.

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Dai, non arrabbiarti ora, non ti serve a nulla sbattere i pugni sul tavolo. Ti ripeto, donne che vogliono farsi segare pezzi di culo ne troverai sempre.
Pericoloso? Si mi hanno detto che c’è un rischio abbastanza alto di ritrovarsi con la faccia tumefatta e piena di lividi con questa strana cerimonia. So anche che il vetro scoppia se sotto pressione e che, se si rompe, possono esserci danni permanenti alla pelle. Scusa ma io non capisco perchè ti scaldi tanto. Dovresti essere felice. Guarda il lato positivo: se la bocca di queste donne si taglia e si rovina, da chi credi che vadano a sistemare i danni che loro stesse si sono provocate?
Dai su, torna qui a sederti, ti spiego un pò com’è nata questa storia.

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Mi dicono che c’è una ragazzetta, pare una starlette americana che non sfiora nemmeno i diciotto anni che, prima di uscire per andare ai favolosi party di Hollywood, procede con questo rito e, una volta uscita di casa, tutti i flash sono per lei.
Dicono che sia un cattivo esempio e che nemmeno lei si sarebbe aspettata tanto clamore e tante emulazioni. Sono per lo più ragazze giovani che l’hanno imitata, ma chiaramente, dato che la mia età è ben lontana da quella delle teenager, mi trovo fuori dai giochi da parecchio tempo.

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Fatto sta che da sabato scorso è un affare nazionale, in America. Una sovraespozionione di labbroni da cammello del tutto indomabile.
Vuoi dare un occhio, caro amico chirurgo? Scrivi sui social l’ashtag #kyliejennerchallenge e prenditi i pop corn e la coca cola. Vedrai che spettacolo!
Pensa, caro amico dottore, che tutto ciò è stato creato per voi uomini, solo perchè, secondo i vostri istinti animali primordiali, le labbra di una donna ricordano quello che c’è un pò più in giù, oltre le mutande. Labbra carnose significa eccitazione, significa ormoni, significa fornicazione selvaggia.
Vieni qui dai, siediti sulla poltrona davanti a me.
Spiegami se stai pensando che sono delle stupide. Cosa non si fa per essere belle? Ti devo ammonire, caro mio. In fondo del fatto che loro si sentano brutte, tu ci hai fatto un lavoro e, per quanto ti riguarda, tu non regali sogni, te li fai pagare e anche profumatamente.
Di una cosa ti do ragione. Qui non stiamo parlando del lato morale della cosa. Stiamo parlando di incolumità. Tu lo sai bene che io sono favorevole alla chirurgia estetica. Sono favorevole anche alla salute. Quindi guarda, facciamo così, perchè non buttiamo giù due righe sull’argomento e facciamo capire che questa è una stupida bravata che non porta a nulla di buono?
Si va bene, scrivo io. Tu gonfi e limi, io trasformo in parole ciò che sta accadendo.
Davvero mi stai chiedendo se voglio una pompatina alla bocca?

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Certo, caro amico chirurgo, ma non con quel vasetto che c’è li sopra. Quello usalo per infilarci il cotone imbevuto con cui mi disinfetti.
Ora vado via, sono passata perchè volevo solamente farti vedere a che punto è arrivata l’umanità.
Ah, dimenticavo, prima di andare via volevo chiederti.. secondo te Kylie Jenner ha la bocca rifatta?

sesso tra le corsie del supermercato

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“Elena ho bisogno di vestiti”
“Vestiti?tipo?”
“Vestiti nuovi. Per andare in discoteca! Sono stufa di essere single”

Tesoro mio, i vestiti te li trovo eccome, ma non andare in discoteca, credimi. Se vuoi trovare l’uomo della tua vita, vai al supermercato! E voi ragazze? Quante volte andate a fare la spesa? Se la vostra idea di spesa è quella di tuta, scarpe da ginnastica e mollettone tra i capelli, dovete tornare indietro rovistare nell’armadio e cambiarvi: da oggi al supermercato si va con tacchi a spillo e vestitino scollato.

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Perchè diciamocelo, quante volte si va in discoteca talmente tirate che le corde di un’arpa sono fiappe al confronto? Avete sbagliato tutto, care mie. Abbandonate l’idea della discoteca ed ascoltate la Panciera Rosa.
Siete sicure che il posto migliore per colpire un uomo siano i locali notturni? Andiamo! L’alcol regna sovrano in discoteca, le luci soffuse del locale trasformano Fantozzi in Brad Pitt e viceversa. E poi la musica, è così assordante che se un uomo ti dice che sei bella, tu capisci che è il fratello diell’Antonella. Il vero uomo lo si incontra la, proprio in quel posto dove tutte odiamo andare: al supermercato.
Si, perchè è successo a tutte – e se lo neghi, menti a te stessa – che, mentre afferravate il broccolo più fresco, dall’altra parte del bancone della frutta avete visto un esemplare di maschio possente che prendeva in mano la melanzana e l’acquolina che avevate in bocca non era di certo perchè stavate immaginando le melanzane nella parmigiana!

“ti trovo io i vestitini giusti, amica mia. Svolazzanti, sbarazzini, leggeri. Tacco alto. Non meno di dieci centimetri. E una bella lista della spesa”

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E’ di questi giorni la favolosa notizia: se gli appuntamenti al buio non fanno al caso vostro perchè siete rimaste impantanate in tediose serate con sconosciuti incappati nel vostro cammino notturno in chat più o meno piccanti, provate con i supermercati per single. Milano e limitrofi in Brianza, Bologna e provincia, Torino e la vasta area del Piemonte. Presto comunque in tutta la penisola.
Qualche consiglio ve lo posso dare, anche se io a quei supermercati non ci andrò.
Prendente il carrello, sistematevi il ciuffo, una controllatina al rossetto e, una volta che le porte scorrevoli si sono aperte per farvi passare, eccovi nel paese dei balocchi!

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E’ tutto molto semplice. Basta legare al vostro carrello un nastro rosso carminio, simbolo di “singletudine”. Ancheggiate con disinvoltura tra gli yogurt, fate finta che vi sia caduto per terra un limone e chinatevi a prenderlo. Infilate la mano tra i cotechini e, nel farlo, guardate attorno a voi. Il maschio cacciatore è proprio li, con un pacco di sfogliatine che ammicca verso la vostra direzione.
Non credo che il salumiere sia a petto nudo con gli addominali che gridano trionfanti, però sono certa che qualcosa di buono salta fuori. Io, se fossi in voi, eviterei pacchi formato maxi di carta igienica. Sconsiglio anche gli assorbenti notturni con le ali. Eventualmente quelli li prenderete all’acqua e sapone in fondo alla strada.
L’idea è geniale, ma in fondo noi lo sapevamo già. Il maschio che fa la spesa è davvero eccitante. Anch’io quando guardo il mio fidanzato che scruta i vasetti di cumino e quelli di sesamo penso che è davvero molto eccitante!
Immaginatevi che, dopo aver riempito il vostro carrello della spesa, un uomo elegante, dal bel sorriso, vi inviti a bere un aperitivo. E’ l’occasione che aspettavate da una vita! Non sareste felici? Non fate le massaie organizzate e fregatevene se, per cedere alla tentazione, dovrete far sciogliere i gelati alla cioccolata dentro il bagagliaio della macchina. Che diamine! Uscite, andate, copulate!
L’idea è geniale e, se siete fortunate, la spesa la paga lui. Se ciò non fosse, poco male, potrebbe essere perfino che abbiate trovato uno chef meraviglioso. Del dopo, non c’è certezza. Ma un uomo che sa cucinare sarebbe già un ottimo traguardo!

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Il problema è che l’Italia conta più di quindici milioni di single. La lotta è dura e agguarrita e potrebbe essere che ciò che offre il (super)mercato sia una triste scelta tra il topo da biblioteca, il malato di fumetti in pensione, il tamarro dai denti d’oro (tarocco) oppure, semplicemente, tappezzeria dei locali sopra citati.
Ma non fatevi smorzare dall’entusiasmo prima di provare.
Se lo speed dating (l’appuntamento veloce creato a tavolino dove in pochi minuti si deve conquistare l’interlocutore) è troppo intimo, passate al supermercato, sarà meno imbarazzante. E non preoccupatevi se vedete l’amica di vostra madre ultrasettantenne con la dentiera sporcata di rossetto e con un fiocchetto appeso al carrello come voi, in fondo, siete li per lo stesso motivo, la vergogna è metà per ciascuna.
Questo è l’inizio di una nuova era. L’era delle ciambelle col buco!
E pensare che non poco tempo fa una delle mie più care amiche mi chiedeva: “e dove vai con quel vestito da sera? Non hai occasioni di metterlo”

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La mia risposta era: “Tesoro, con un coprispalle, anche al supermercato”
Mai più vera fu quell’affermazione!
Sarei curiosa di sapere comunque com’è questo esperimento sociale.
Vuoi vedere che da oggi in poi il sabato sera la gente rimarrà a casa a cucinare?
“Credimi, è una splendida opportunità” dico alla mia amica single cronica.
“Elena sai una cosa? Ho deciso di andare. Che ne dici se il fiocco invece di metterlo sul carrello me lo lego in testa?”

bella, bionda e dice sempre si (forse)

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Adesso vediamo di smetterla, ok? Questo mito della bionda stupida deve finire! Quando una donna decide di tingersi la chioma color miele, pare che la sua vita inesorabilmente cambi strada.

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E’ vero che la decolorazione non fa poi così bene, ma non brucia i neuroni, cari maschi! Prova ne è che tale Norma Jeane Mortenson, in arte fu Marilyn Monroe, aveva un quoziente intellettivo superiore di otto punti rispetto ad Einstein.

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Quindi, la prossima volta che rimarrete stupiti dalla velocità mentale di un interlocutore, pensateci. Certo, se questo si sentisse dire: “wow, sei intelligente come Marilyn Monroe!” non vi ringrazierebbe di certo, ma solo perchè ignora la verità dei fatti e probabilmente è prevenuto.
La bionda piace e piace parecchio. Ha un riscontro visivo che nessuna mora può avere (a meno che il giro vita della prima sia superiore di quattro volte quello della seconda), ma sono certa che, a parità di caratteristiche fisiche, la bionda è più guardata.
In passato la donna bionda era considerata una dea. Quale uomo a questo mondo non vorrebbe una dea al proprio fianco (leggi nel proprio letto). Se è un sogno allora facciamolo fino in fondo: bionda, bella, buona, silenziosa, innocua (e da qui, stupida).
Io sono come San Tommaso, non tanto per la santità, ma perchè finchè non vedo non credo.

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Ed ho provato.
Dopo aver trasformato il mio color nocciola in biondo cenere, la mia vita è effettivamente cambiata.
Attiravo l’attenzione del maschio e ovunque andassi gli sguardi mi si posavano addosso.
Al lavoro i clienti mi guardavano con perplessità quando comunicavo decisioni importanti dell’azienda (posso parlare col titolare? Non credo che lei abbia capito, signora).
L’uomo gode di più nel corteggiare il pelo chiaro, c’è poco da dire. Infatti dicono che gli uomini preferiscono le bionde (salvo poi sposare le more). Inutile dire che la mia situazione sentimentale con la chioma dorata era un susseguirsi di naufragi amorosi.

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Così ho deciso di far colare di nuovo il colore scuro tra i bulbi. Magicamente la mia stupidità è crollata. Ero, per magia, meno stupida agli occhi della gente.
Ma.
Ma la mia percezione di donna era diventata.. come dire… un pò spenta.
Insomma, care donne, il fatto di essere bionde non è uno status ma uno stile di vita.
Io, nella mia aurea color platino, ci stavo davvero bene.
Un pò ci scherzavo su e quando venivo presa in giro per il colore della mia criniera, dicevo:
“Io sono bionda per non illudere. Se faccio un discorso intelligente, stupisco, se invece faccio un’affermazione stupida, sono GIUSTIFICATA”.

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In realtà la stupidità delle bionde è una leggenda metropolitana. Ciò che crea una donna – sia essa bionda, mora, rossa, verde, blu, grigia – è frutto di un cervello complesso e multitasking (per sapere cosa significa multitasking, uomo, vai a vedere nel dizionario). Si lo so lo so, se mi accarezzate i capelli, troverete tra essi le corna da diavoletta (nella speranza che invece non siano quelle di un recente tradimento).
Comunque devo essere sincera. Voglio tornare bionda.

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Non per colpire. Per una cosa che non si può spiegare a chi non lo prova sul proprio cuoio cappelluto.
Bionda è bello e se non puoi contare su di un bel paio di tette, punta un pò più in su, in una folta chioma dalle chiare striature.
Provaci! Non tornerai più indietro e se lo farai, te ne pentirai, prima o poi.
Proprio come ho fatto io.

(son tutte belle le donne del mondo. Qui ci sono Marilyn Monroe, Rihanna, Nina Moric e quel bel fusto di Einstein).

fuori le tette!

nipple12 Suvvia, ragazze, fatelo anche voi: prendete in mano i cellulari, toglietevi la maglietta e il reggiseno e fatevi un bel selfie con le tette al vento! No, non è una moda, è una campagna all’insegna della sensibilizzazione. Si, perchè se pensate al sesso, siete fuori strada. Le tette ci sono e dobbiamo mostrarle. Lo dicono in tante e adesso vi spiego il perchè. nipple10 E’ nato un movimento, che si sta diffondendo a macchia d’olio in tutto il mondo, che promuove l’ugualianza tra uomo e donna e quindi, perchè mai io devo andare in giro coperta mentre gli uomini escono senza maglietta? Eh già, effettivamente in giro di uomini a torso nudo se ne vedono parecchi: a negozi, lungo il corso, al semaforo. Uno stormo di uomini con il petto guizzante in bella vista. Perchè mai io, donna, non posso emanciparmi e girare con le mie tettine al vento? Forse io sono l’esempio sbagliato, molto probabilmente non verrei nemmeno notata, data la mia scarsa misura. Molti uomini hanno un seno più pronunciato del mio. Ma la campagna femminista riscuote successo ovunque, anche tra le vips che non hanno esitato a slacciare corpetti per mettere in mostra il loro seno sodo e alto. Davvero è importante tutto ciò? Sono sicura che i più alti sostenitori e seguaci di questa campagna sono proprio loro: gli uomini. Tette per tutti! Suvvia, scendete in strada e guardate cosa sanno fare le donne! Vi odiano e odiano la vostra predominanza. Questo non è un atto sessuale, è un atto di richiesta dei propri diritti. nipple1 Mi sono messa allo specchio stamattina e, tolta la maglietta del pigiama, ho guardato i miei capezzoli. Non so se è più grave il fatto che le mie tette siano piccole oppure se lo è di più il tentennare. Dai, Elena, non vuoi appoggiare la causa? No, in realtà no. Non perchè non sia perfetta (mi ripeto spesso che la bellezza non è perfezione, la bellezza è negli occhi di chi guarda). Credo che non sia il modo giusto per avere propri diritti. Sarebbe uno sporco gioco che renderebbe gli uomini più felici (dai, Stefano, scendiamo in centro, oggi ci sono donne con le tette di fuori!! Porta la macchinetta fotografica mi raccomando)!!! Io non mi ritengo una persona che si fa calpestare dagli uomini, non mi ritengo nemmeno vittima del sistema. Ho la mia identità e credo che fare una protesta come questa sarebbe comunque ghettizzarci di più. nipple3 Però c’è chi la fa per davvero. “Per me tutto sta nell’essere se stessi. E’ solo una parte del corpo. Anche i ragazzi hanno seni e capezzoli e non hanno nessun problema a metterli in mostra. Per noi dovrebbe valere lo stesso” Si, certo, ma vista così, perchè non andare a fare la spesa senza mutande? Si vedono le parti intime? E’ solo una parte del corpo, no? Io sono convinta che l’ashtag #freethenipple sia stato strumentalizzato come un potente mezzo per avere visibilità, per quella insana voglia di apparire che ci porta a fare le capre. Perchè voglio dire, ok, tette fuori, flash e tanti like, ma alla fine, a conclusione di questo fenomeno virale, le cose cambieranno? Ma soprattutto, colpiranno nel segno come crediamo noi oppure sarà motivo di gioia da parte dei voyeur impenitenti del web? Se il mio ragazzo mi dicesse: “Dai amore, andiamo al centro commerciale!” e, una volta infilati i tacchi e presa la borsetta lo vedessi uscire dal bagno in petto nudo con una pashmina e le chiavi della macchina in mano, mi domanderei se sto con un deficente. Che senso ha, tutto questo? nipple9 Io credo che la donna abbia il proprio ruolo, che non è necessario per forza essere uguale all’uomo. Non tollero la violenza, le esperienze personali mi hanno portato ad odiare la stupidità di ALCUNI uomini (attenzione, non tutti e tendo a precisarlo). Di sicuro quello che ha stuprato una delle sostenitrici di questa causa, non è un uomo. E’ un povero cane. Senza offesa per i cani. C’è chi dice che sostenere il femminismo significa insegnare l’odio verso gli uomini. In fondo, perchè odiare il genere maschile che tanto ci fa dannare ma che ci fa anche tanto star bene? Io sarò banale, ma credo che l’estremismo non fa bene a nessuno. In nessun campo. Ed è per questo che, stamattina, messo il reggiseno e la maglietta, mi son sentita comunque una donna, equilibrata, giusta ma soprattutto non frustrastrata. E voi? Avete postato le vostre tette sui social network? No? Fatelo ora!

voglio un uomo con la gonna

z12Diciamoci la verità, a tutte noi, quando camminiamo per strada, capita di fermarci e guardarlo passare. E’ una cosa che abbiamo dentro, indipendentemente che sia chiaro, scuro, giovane, meno giovane. C’invade un senso d’interesse. Da quando le temperature si sono fatte meno rigide, s’inizia a vederli  passeggiare e vederne sempre di più in strada ci crea una curiosità innata. Ci fa sorridere vederli con il loro vestito. Ho visto ragazze fermarsi e voltarsi sfacciatamente, senza remore alcuna. Sono loro: i nostri amici pelosi, gli uomini dalla barba lunga!

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Ne vedo sempre di più, in giro a locali, alla fermata dell’autobus con in mano il cellulare e, a volte, un cappello in testa. Pare che un uomo, ora, ha quel complesso della lunghezza: la barba più foltà è, più virile sei. Diciamocelo, la camicia da boscaiolo, il ciuffo alla Ridge Forrester e gli occhiali da vista con la montatura nera in un uomo ci piacciono parecchio. Ma, a guardare il lato pratico, è davvero così bello, l’uomo hipster, per le donne?
Ci sono due diverse correnti di pensiero. Pelo si o pelo no?
Spesso l’uomo si fa crescere la barba perchè il cuoio capelluto è .. molto più visibile di altri concorrenti dalla folta chioma. E’ un modo per nascondere a se stessi che almeno, se non in testa, poco più in giù un po’ di pelo c’è. M non disperate, uomini! Vi assicuro che c’è una gran parte del genere femminile che odia la presenza di peli (superflui ed essenziali).

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La mia esperienza personale mi porta ad un problema da non sottovalutare: la pelle sensibile. I miei occhi vanno d’accordo con la barba lunga, la mia pelle un pò meno. Ogni volta che corro a baciare con passione il mio ragazzo, ciò che ne scaturisce poi è un’eruzione simile a quella provocata dalle ortiche. Con il broncio (e la pelle rossa come una sovraesposizione solare) mi allontano e mi demoralizzo di fronte all’immagine che mi regala lo specchio.
Però son belli eh? Barba, capelli.. sa un pò di selvaggio, un richiamo all’uomo delle caverne, virile e che non deve chiedere mai perchè la donna si concede volentieri di sua spontanea volontà.
In realtà l’hipster, secondo dati scentifici, è, nel subconscio, un modo vanitoso di distinguersi dagli altri. Meno barbe ci sono in giro, più l’amico peloso crea intresse. Uno studio scientifico dimostra che, se in un locale ci sono tutti uomini con pelo in faccia, l’interesse della donna si affievolisce totalmente. Provate a chiedere ad un uomo se entra in una stanza piena di donne che son tutte alte un metro e settantacinque, capelli lunghi e seno grosso e culetto alla Belen se riesce a perdere interesse!
Cari amici hipster, badate bene ad andare al bar a bere il cappuccino. Il problema non è tanto il cappucino in se (anche se, ammetto, se vedo un uomo bere un caffellatte, mi faccio qualche domanda), fate attenzione poi al risultato. C’è una regola da seguire, cari uomini: pulitevi barba e baffi che poi a baciarvi pare di leccare un uovo andato a male. Attenzione anche a portare a cena una ragazza. Con spaghetti allo scoglio non si intende farli appendere alla barba! Già, perchè se spesso si da attenzione ai capelli, poche volte l’uomo pensa alla pulizia della barba. Ve lo vedete Dave Grohl a farsi un balsamo alla barba? (scusate, vado a piangere un attimo nell’angolo più recondito della mia casa, ho perso qualche ormone).

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Poi c’è anche la donna barbuta, e dicono che sia sempre piacuta no? Conchita insegna: la barba è uno stile di vita, non una moda. O forse si.
E la moda va e viene, sono certa che, se andrà di moda la gonna per l’uomo, tra non molto vedremo i nostri fidanzati rubarci le gonne che abbiamo dentro il nostro armadio, nella speranza che non ci spengano la sigaretta sopra o ci versino copiosamente del Jack Daniels.
E voi? Come lo preferite il vostro uomo?
Io romantico, sensibile e protettivo. Per la barba poi ci si può mettere d’accordo, non credete?

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donne al volante col tacco a spillo

Sabato pomeriggio, imperativo: COMPRARE! Dopo una lunga settimana di lavoro, dopo giornate sfiancanti in ufficio a rispondere al telefono e a fare sorrisi ai clienti, una donna si merita il tanto atteso giro a negozi in centro! Il rito è sempre lo stesso, l’entusiasmo invece ogni volta cresce. Tacchi, jeans, borsa, occhiali da sole e chiavi della macchina. Uno sguardo allo specchio e, dopo un’accurata analisi e una frase detta a noi stesse: “si, sei figa” usciamo.

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Il centro storico vanta di centinaia di parcheggi ma ogni volta è una guerra all’ultima freccia. Colpisce una donna su due la smania di scendere e, finalmente, iniziare la ricerca del proprio premio settimanale.

Tuttavia il parcheggio non sempre è facile da trovare, soprattutto di sabato pomeriggio. Di solito però abbiamo una complice per le nostre missioni e infatti eccola li, la nostra migliore amica che, smaniosa come noi di acquistare qualcosa, appena avvista il posto libero, scende con la rabbia di una tigre pronta ad azzannare la preda. Ho visto liti per un posto auto che neanche una donna che scopre il proprio marito a letto con una brasiliana dalle natiche perfette ha una reazione simile. Quel giorno il punto di ritrovo con la mia amica era davanti al grottino, famoso locale in centro a Vicenza e, mentre lei era già davanti al locale ad aspettarmi impaziente, io stavo ancora girovagando alla ricerca del mio posto. Gira e rigira la pazienza stava finendo e l’ansia aumentando. Ad un certo punto i miei occhiali da sole puntano uno spazio più o meno libero, giusto per la mia piccola utilitaria. Con entusiasmo, sterzo, giro, freno, guardo indietro e.. bum! Un colpo secco riecheggia in tutto l’abitacolo.

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Il mio angelo custode in quel momento era in compagnia della mia amica che si stava bevendo un aperitivo perchè, invece di aiutarmi a scansarlo, mi ha fatto colpire in pieno uno spartitraffico in cemento armato. Sono scesa barcollando sui miei tacchi color corallo e,con la faccia simile a quella della donna precedentemente citata che ha beccato il marito fedifrago e ho tirato su i jeans che mi scendevano sui fianchi ed ho aperto un po’ la cerniera del mio giacchino in pelle rosso. Ho alzato gli occhiali e, appoggiati sulla testa, ho valutato il danno. In quel momento un signore sulla settantina che passeggiava li vicino si ferma di fianco alla mia macchina, braccia incrociate dietro la schiena e, invece di proferire una parola di conforto o di aiuto, ha fatto la peggiore cosa che potesse fare: un cenno di diniego con la testa. Sono rimasta talmente male che, se avessi avuto il paraurti a terra, l’avrei scagliato contro di lui, invece sono riuscita solamente a fare un sorriso di circostanza che parevo (ero?) un’ebete.

Con la morte nel cuore ho raggiunto la mia amica.

Comunque non tiratemi fuori la storia che le donne non sanno guidare, quello spartitraffico in cemento armato era in un posto in cui non doveva essere e, sebbene segnalato con un colore giallo fluorescente, era troppo… basso! Ho pensato anche di andare a lamentarmi dai vigili urbani ma mi hanno consigliato di evitare una che, a parer loro, sarebbe stata un’inutile figuraccia.

Il mio angelo custode, in quel momento, è tornato e, sebbene alticcio, si è posato nuovamente alla mia spalla e mi ha portata dalla mia amica che aspettava da più di venti minuti.

Ho pianto lacrime amare con la mia amica che, grande consolatrice e donna da sposare, ve lo assicuro, mi ha sussurrato nell’orecchio:

“dai Elena, andiamo a vedere le nuove vetrine di Bruschi. Ci sono scarpe fenomenali!”

Il risultato è stato un nuovo paio di scarpe e, chiaramente, un abito da abbinarci.

Dopo quello spavento, mi sono meritata tutto quanto!!!!!!

Il pensiero della botta alla macchina continuava ad assalire la mia mente e dentro di me valutavo il danno economico che, tradotto in gergo femminile, si quantificava in quante paia di scarpe avrei dovuto rinunciare.

Di ritorno con le mie borse, ho aperto il bagagliaio ed ho accarezzato dolcemente quello che prima era un paraurti color grigio metallizzato e che poi si è trasformato in giallognolo striato.

Confesso però che non ho mai sistemato il danno.

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Ho lasciato li la botta così che, ogni volta che mi avvicino alla mia macchina, so che devo stare attenta. Le scarpe che ho comprato successivamente non c’entrano nulla. NULLA. E’ solamente una furbizia psicologica.

sapete che giorno è oggi?

VENERDì17

Oggi piove. La temperatura si è abbassata parecchio e la primavera sta giocando a nascondino ma pare che, nella gara, quel bastardo dell’inverno abbia vinto. Per conto mio si dovrebbe verificare se l’infame ha barato. Il problema è che la primavera è gioiosa, leggera e si è fatta fregare. Mi sono alzata di malumore, non ne so di preciso il motivo, ma SENTO che oggi non sto bene, sono irrequieta. Guardando poi il calendario appeso in cucina, ho avuto un sobbalzo: porca miseria, oggi è venerdì 17! Quale nefasto accadimento mi colpirà in queste ventiquattr’ore? Oggi ho deciso di non uscire. No, non è questione che io CI CREDA a queste cose, ma sapete… non si sa mai. Non vorrei essere il capro espiatorio di questo maledetto destino. Voglio dire, tutti noi, chi più o chi meno, un pò ci pensa su. Già Dio è stato poco clemente con me, facendomi diventare come un parafulmine di metallo per le disgrazie di ogni tipo, se mi ci metto pure a sfidarli, sti fulmini, finisco seriamente polverizzata. Si, ok, lo ammetto: sono superstiziosa. Che poi non è sinomino di credulona. Preferisco definirmi prevvidente. Non voglio fare come i conigli che quando vedolo le luci dei fari delle automobili di notte, si lanciano verso il bagliore per morire. Io ci penso. Rifletto. Devo dire che prima, quando ho acceso il pc con il quale stro scrivendo, ho avuto problemi. Si è spento tre volte, da solo, senza che le mie dita premessere alcun tasto di arresto. E’ evidente che oggi è venerdì 17. Ieri non è accaduto. Neanche ieri l’altro. Queste non sono casualità. Questo è venerdì 17. Si lo so, lo so, state pensando che me la sto chiamando. Però non è vero. Cioè, ho avuto momenti di vero panico. La mia vicina di casa, amante degli animali, possiede un numero indefinito di gatti. Tutti rigorosamente neri. Per andare al lavoro passo davanti a casa sua e non c’è alternativa alcuna: o passo di li oppure rimango segregata in casa. La prima volta che uno dei suoi animaletti mi ha attraversato la strada, mi sono fermata qualche metro più avanti per prendere un pò d’aria. Col cuore in gola mi sono avviata verso l’ufficio con velocità media di quaranta all’ora e, una volta scesa nel parcheggio di fronte all’ufficio, ho controllato bene che non ci fossero ostacoli e sono scesa. In realtà nessuno sa la vera origine della profezia. Pare che Re Carlo I morì per colpa del suo gatto. Se è accaduto a lui, ci sono probabilità che fatalmente accada qualcosa anche a me. Non necessariamente spirare, ma chi lo sa? Successivamente, ogni mattina, passando per quella strada maledetta, i felini avevano un bel da fare con il loro via vai di fronte al mio veicolo in transito ed ho supposto che, avanti e indietro si annullase la negatività. Almeno spero. Venerdì 17 è considerato sfortunato perchè giorno della morte di gesù e il 17, assieme al 13, sono numeri non proprio.. portafortuna. Ma non buttiamoci giù! In realtà abbiamo motivo di essere superstiziosi in mille modi diversi. Perchè anche tu, ammettilo, se stai camminando per strada e vedi una scala appoggiata ad un muro, col cavolo che ci passi sotto! Ma sai il motivo per cui è mefasto passarci sotto? Perchè si forma una piramide e, nell’antico Egitto, stare sotto le piramidi significava essere MORTO. Da qui tutti a sentirsi grandi imperatori egizi e, siccome io con Cleopatra ho sembianze non tanto per la forma del naso ma per la carnagione bianca quasi cadaverica (appunto) mi sento più vicina alla disgrazia. Insomma, dico la verità, stamattina ho commissionato a mia sorella il rito quotidiano dell’acquisto dei quotidiani. Fortunatamente oggi è un giorno di pausa dal lavoro e non ho avuto la brutale occasione di prendere in mano la macchina. “Ma dai Elena, sei una persona intelligente, perchè sei così superstiziosa? Mi fai ridere!” Guardo l’interlocutore con sguardo spaventato. “Certo, deridimi pure, ma ti sei reso conto che hai versato il sale sul tavolo? Io se fossi in te prenderei i granelli versati e li butterei dietro la spalla destra” Dopo uno sguardo perplesso, mi chiede il motivo. “Perchè è prezioso e nei riti pagani è propiziatorio! Sprecarlo significa chiamare la malasorte!” L’uomo mi guarda e mi chiede: “Elena.. tu non sai nemmeno cosa sia il paganesimo” “No, ma so cos’è la sfiga e siccome non la voglio come amica, il sale lo butto” Ho preso la saliera, l’ho rovesciata dietro la spalla sinistra e, in quel momento, tutto il contenuto è caduto a terra. Devo ancora riprendermi dall’accaduto. Sono passati anni. Forse ormai gli effetti di quella disgrazia si stanno affievolento. Forse. Però son felice. Perchè l’altro giorno salita in macchina, ho trovato almeno tre ricordi di uccelletti che hanno sorvolato nell’aria soprastante al parcheggio di casa. Hanno defecato talmente tanto sul parabrezza che non riuscivo a vedere fuori. Insomma, cacca significa fortuna!!!! Ma non tergiversiamo troppo. Parliamo di venerdì 17, cioè oggi. Ci sono anche quelli che non ci credono alle sfortune. Insomma, si dice che ci crede a queste cose siano persone ignoranti. Non c’è nessuna dimostrazione scientifica riguardante la sfiga. Leggo che gli scienziati dicono che “credere nella sfortuna PORTA MALE”. L’hanno detto davvero? Ma si dai, anche voi, scettici e insensibili a questi riti, ditemi un pò… il quadrifoglio trovato nell’erba lo calpestate vero? No, per carità, non sono qui per demolire le vostre certezze, magari però facciamo così: voi che non siete ignoranti e siete superiori, perchè non frantumate uno specchio? Per voi i sette anni di sfortuna non esistono! Io, da parte mia, il cappello sopra il letto non lo metto. Non perchè poggiarlo li ricorda il prete che viene al capezzale a dare l’estrema unzione, ma perchè io, i miei cappelli, li sistemo per bene nell’armadio perchè SONO MOLTO ORDINATA! In ogni caso io oggi sto creando la miafortunata: il mio cane, Rucola, ha fatto la cacca sul tappeto del salone e adesso vi saluto perchè vado a pestarla. Per stavolta sono salva, almeno fino a luglio!!!!